giovedì, maggio 03, 2007

Leggede sarde Folklore 2


Maria Farranka
Quando abitavo nel suggestivo numero 13 di via Mascagni le mie uniche amiche di vicinato erano Katiusha, Valentina e Maria Farranka.
Katiusha aveva 6 anni più di me e cercava sempre di farmi fidanzare con sua nipotina Deborah, forse per vivere attraverso di noi una storia d’amore che lei non aveva.
Io non avevo nessun interesse per Deborah, anzi non capivo come mai a soli 8 anni la mamma gli avesse fatto ossigenare i capelli.
Valentina era un inutile poiché sua madre non le permetteva mai di uscire a giocare nella strada e la teneva sempre rinchiusa in casa, tanto è vero che per comunicare lei ci passava dei messaggi da sotto il portone.
Di tanto in tanto potevo andare a casa sua e li inventavamo diversi giochi.
Il nostro vicinato era composto da vecchie case dove muschi e licheni crescevano sui muri e lentamente rosicchiavano la calce dando un aspetto di abbandono e di marcio.
La strada era leggermente in pendenza da una parte e al posto dell’ asfalto c’era della ghiaia che schizzava da una parte all'altra al massaggio dei trattori.
Erano gli anni 80, ma si respirava un aria diversa, il mondo sembrava davvero pronto a sbocciare, io stesso ero solo un bocciolo.
Bastava alzare lo sguardo e si poteva vedere il convento che alla festa di San Francesco era sempre illuminato di centinaia di luci colorate.
Fiori gialli crescevano sul ciglio della strada io e Katiusha prendevamo con un bastoncino le cacche dei cani per tirarcele addosso.
All’inizio del vicinato c’era un grosso portone in alluminio marrone dove ogni tanto veniva Suor Purissima.
Suor Purissima diceva che la mia pelle era così bianca e che i miei occhi erano così grandi che dovevo essere per forza un angelo del Signore, ed io ci credevo davvero.
Per questo motivo amavo Suor Purissima.
Il nostro era un vicinato speciale, perché solo da noi c’era il pozzo.
Questo pozzo antichissimo fatto di pietra era incastonato tra due case; ci si poteva sedere ed utilizzare il muretto come schienale, in basso c'era un buco nel muro che io e Katiusha utilizzavamo per scambiarci messaggi, ma più in alto era sbarrato da una ringhiera chiusa da un enorme lucchetto arrugginito.
Una volta mentre io e Katiusha giocavamo a pallavolo il nostro pallone SuperTele finì sopra il tetto della casa di Signora Anastasia e da qui rotolò giù nel pozzo.
Nel tentativo di afferrare il pallone Katiusha si arrampicò nel muretto del pozzo e con le mani attraverso le sbarre cercò di afferrare il pallone.
Il pallone cadde giù.
Fummo ammoniti severamente dalla Signora Anastasia perché disse che non dovevamo assolutamente affacciarci nel pozzo, che era pericolosissimo anche solo guardarci dentro e che per questo motivo erano state messe le sbarre.
Nel pozzo infatti abitava uno spirito di nome Maria Farranka.
Maria Farranka dormiva dentro un bozzolo e aspettava con pazienza che qualcuno si affacciasse nel pozzo.
Piano, piano questa si arrampicava lungo il pozzo e afferrava la sua vittima trascinandola giù per trasformarla in maiale e farla pascolare nelle strade sotterranee scavate dall’antichissimo popolo Sos Originantes.
Strade segrete ed intricatissime di cui Maria Farranka si è impossessata proclamandosi regina.
Io non avevo nessuna paura di questo spirito perché nel mio piccolo sapevo che se mi fossi affacciato nel pozzo avrei visto Maria Farranka avvicinarsi e quindi avrei avuto tutto il tempo di scappare.
Per la mia prima comunione quando ricevetti una macchina fotografica corsi nel pozzo , mi arrampicai sopra il muretto e appoggiato alla ringhiera attesi di vedere Maria Farranka.
Ero rimasto solo; sia Katiusha che Valentina si erano trasferite in altri vicinati e Maria Farranka era l’unica che mi fosse rimasta.
Quando vidi il fondo del profondissimo pozzo dove galleggiavano i nostri SuperTele capii che Maria Farranka non sarebbe mai arrivata e in ogni caso anche se si fosse materializzata davanti a me sapevo perfettamente che nulla era più spaventoso della solitudine.


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