giovedì, maggio 11, 2006

Riyoko Ikeda e le rose di Versailles


Mi ricordo ancora quando per comprare questo giornalino stavo per perdere il pulman.
Ero a Cagliari per il corso di fumetto.
Salito sul pulman non potevo certo resistere ad aprire il giornalino per leggere il seguito e con mio grande stupore trovai la mia mail pubblicata.
Mail che ho scritto col cuore a Max Brighel della Panini e che voglio riportare qui;
Caro Max,
viviamo in un mondo di attentati e di business, un mondo dove non ha più valore il sentimento.
Ti chiedi dove sia finita la nobiltà d' animo delle persone, o se esista ancora...
In questo mondo a colori di cronache di morte, ne ho scoperto uno in bianco e nero fatto di emozioni umane.
Vorrei dedicare la mia lettera alla Ikeda, che ha creato questo splendido manga e sembra dirci che nessuno di noi può vivere senza il tormento o le gioie di un vero amore.
Occhi stellati, petali di rose, figure umane che sembrano uscite dal teatro, balloon che si spappolano e si ramificano fino a trafiggere gli stessi personaggi, che esprimono in questo modo la loro emotività, i loro dolori più profondi.
Tutto ciò però non è Oscar, non è Maria Antonietta, non è Fersen, non è Andrè, ma la Ikeda; la sua sensibilità di donna, che ci ha fatto emozionare, appassionare ed attendere con trepidazione l'uscita in edicola di un nuovo volumetto.
Credo che questa sia arte; ovvero un sentimento e questo fumetto ne è la prova.
Riccardo M. Cagliari