giovedì, dicembre 27, 2007

Lo spirito del Natale e il mandarino

Con lo sguardo nel vuoto giocherellavo con un mandarino mandandolo da una mano all’altra e pensando ai cazzi miei.
Improvvisamente avevo smesso di andare dall’estetista , di prendere gli integratori e di preoccuparmi del mio peso.
L’unica cosa che mi importava era riuscire a scaricare quel film per adulti intitolato; “Mary nella valle dei Culipani”.
Il mandarino cominciò a rotolare per terra come se fosse una biglia fino ad arrivare ai piedi del maestoso albero di Natale.
Forse mai come in questo Natale avevo comprato così tanti doni.
Mentre osservavo la carta scintillante capivo che oltre mangiare l’altra cosa che mi dava soddisfazione era comprare.
Sicuramente perché era una cosa facile e comportava una procedura elementare; vedere, prendere, pagare, ciao.
Erano tutti regali per persone speciali, ma io non avevo una persona speciale.
Pensavo quanto potesse essere gratificante avere questo genere di regalo sotto l’albero.
Se avessi avuto questo tipo di regalo sotto il mio albero significava che in un altro albero ci sarebbe stato a suo volta un regalo speciale per me e non sarei più sentito di serie B.
Questo per me non era motivo di sofferenza; era semplicemente un pensiero razionale che non si addiceva allo spirito del Natale.
Lo spirito del Natale era rimasto nello scatolone che conteneva gli addobbi o forse era andato perduto nel tempo.
Da bambino potevi credere ad ogni cosa; anche a quella storia affascinante di una stella cometa che indicava la nascita di Colui che avrebbe salvato il mondo.

Invece gli esseri umani dovrebbero essere salvati dalla lingua dei predicatori in tunica che si permettono di fare visita nelle tombe altrui e di commentare dicendo che su di esse non vi è nessuna immagine sacra.
Immagine sacra che diverebbe insignificante di fronte all'affetto di parenti e amici che vanno alla ricerca di oggetti graziosi per rendere meno triste una tomba.
Era più interessante quel documentario su History Channel che raccontava come l’albero di Natale dei reali tedeschi fosse diventato più popolare dell’infuocato budino di prugne inglese.
Mi sentivo come nel film di Tim Burton; il re di Halloween nella città del Natale, affascinato da esso , ma totalmente incapace di capirne il significato.

Il Natale era uno stato d’animo, un sentimento, qualcosa che trasformava un giorno qualunque in un giorno speciale.
Quando non uscivo passavo a casa la maggior parte del tempo da solo; sapevo che nessuno avrebbe suonato al citofono per questo motivo tenevo un blog perché diversamente tutto quello che facevo mi sembrava sprecato se non poteva essere condiviso.
L’altra chiave di lettura , quella più gettonata è che sono egocentrico.
Non credo che voler attirare l’attenzione altrui possa tradursi sempre in egocentrismo.
Il Natale allo stesso modo poteva avere altre chiavi di interpretazione.
Mentre osservavo quel mandarino in mezzo a tutti quei doni compresi una cosa; il mandarino non era più solo e non sbatteva da una parte all’altra alla ricerca di un posto dove stare.
Il mandarino mi sembrava felice.
Capivo che per me il Natale era la compagnia, il sentirmi parte di qualcosa e un giorno qualunque diventava un giorno speciale perché non ero solo.
Per una volta dovevo ricredermi; la magia del Natale non stava nell’attesa, ma nell’evento stesso.