domenica, agosto 06, 2006

Sanluri


L' altro giorno ero a casa di mia cuginetta Gaia e guardavo con attenzione i colori della sua cameretta nuova.
Osservavo compiaciuto i mobili azzurrini e rossi in tinta coi muri in tonalità pastello.
Quando mia cuginetta e la sua amica Sissi hanno comiciato a giocare con la playstation sono uscito dal balcone e mi sono soffermato a guardare le vecchie scuole medie che sono al confine col giardino dei miei zii.
Sollevando lo sguardo il cielo azzurro andava a contrastarsi con quell'edificio grigio e sudicio.
Centinaia di file si sono aperti dentro alla mia testa mostrando il loro contenuto.
Ho ricordato quando ogni mattina arrivavo con Alberta che era dieci centimetri più alta di me.
Ho ricordato nomi e cognomi di professori, ho ricordato cose belle e cose brutte e sapevo che in quel posto una parte di me era ancora lì.
Dodici anni fa.
Qualcosa di me continua a vivere nei luoghi che non frequento da anni, come se una parte della mia anima si fosse stratificata in quesi posti.
Io sono nato in casa, in questo paese, io appartengo a questo posto.
I libretti consumati con le canzoni del coro, i piccioni sopra le torri del castello, la scalita sul retro del convento, la fontana circolare dove cadono le foglie, il sole sul ciottolato del borgo antico, l'ombra dei cipressi nel cimitero, la pianta delle nespole nel giardino di mia nonna.
L'anima umana può veramente espandersi all'infinito, può davvero lasciare traccie indelebili nel tempo.
Le persone sono fatte di tutto quello che si lasciano dietro.
Le persone si portano dietro sempre storie piene di mistero.
Ci sono pensieri e sensazioni che non si possono mettere per iscritto, tanto e complessa la loro struttura.
Sanluri, ti conosco da 25 anni e il tuo nome mi appare straniero; non abbiamo più niente da spartirci io e te, eppure ogni volta che esco da questa casa cerchi di dirmi qualcosa.
Cosa?
Un tintinnio mi ha riportato dolcemente alla realtà; alla mia sinistra c'era un altro balcone.
Quella era la camera di Alba, appeso fuori un gigantesco scaccia-demoni fatto di conchiglie.
Quando ho provato a rientrare in camera di Gaia, mi sono accorto che mia cuginetta per farmi uno scherzo mi aveva chiuso fuori.
Il vento continuava a portare in alto minuscoli frammenti di carta; se in quell'istante il cielo si fosse capovolto mi ci sarei tuffato dentro.