lunedì, ottobre 16, 2006

Sabba ()rgiastic()




Era umido e freddo, col cappuccio in testa infilavo la chiave per aprire la porta di casa.
Il ticchettio dell'orologio segnava le tre; sul tavolo coperto da un pezzo di carta un piatto pieno di ali di pollo impanate.
Quella notte non avevo cenato visto che per tutta la sera avevo mangiato solo schifezze.
La domenica sera restava comunque il momento più triste della settimana, il momento in cui vorresti uscire , ma non sai esattamente che cosa fare e nel mentre che ci pensi il tempo scorre inesorabile, consumandoti.
La macchina del mio amico percorreva sempre la stessa strada avanti e indietro a bassa velocità , talvolta infilandosi in spazi bui che sfocciavano nel porto dove il mare era putrido e nella spiaggia scura nere figure si fondevano lentamente, diventando una sola per poi mimetizzarsi nella notte.
Altre macchine percorrevano lo stesso itinerario, speranzose di essere seguite.
Io da dietro il mio cappuccio blu osservavo chi cercava di osservarmi e celato sotto quel velo di ambiguità potevo scorgere il luccichio del calcio della pistola del mio amico che stava nel vano al lato dello sportello.
I fari delle macchine si facevano sempre più indiscreti, talvolta qualcuno si fermava in zone strategiche aspettando che gli passasse davanti la preda desiderata.
L' inseguimento durava pochi minuti dopo di che uno dei due spariva nella macchina dell'altro per poi andarsi a nascondere in anfratto ancora più nero dove chiunque poteva partecipare.
Ci si fermava l'uno davanti all'altro e la domanda di una sigaretta era la scusa per osservarsi e capire se quella era l'occasione giusta.

Osserva, prendi e consuma.

Era come un grande sabba dove maghi e streghe si radunavano per dare vita ad un rituale orgiastico.
Si dice che le streghe ungevano con del grasso le giunture delle proprie ossa e invocando satana potevano trasformarsi in corvi e raggiungere i luoghi del sabba dove si consumava ogni genere di nefandezza.

Adesso le macchine potevano arrivare ovunque e il desiderio di essere amati era più forte del senso dello squallore, più forte del rischio e della paura stessa.
Anche io mi sentivo attratto da quella oscurità come se questa da tempo stesse cercando di richiamarmi a se di riportarmi nel luogo che a me era destinato.
Eppure durante tutto quel girotondo il pensiero di essere fuori posto sibilava dentro di me, vedevo la mia stanza e quel mio nuovo cuscino arancione enorme e soffice.
Gli sterrati oscuri erano più di quanti potessi immaginare e chi vendeva il suo corpo ti guardava con insistenza quasi a volerti chiedere la carità.
Il mio finestrino era aperto e nel mentre che passavamo vicino ad uno di questi venditori d'amore il vento aveva portato al mio naso un fortissimo odore metallico.
Il girotondo era solo una fase di conoscenza, era solo una fase di scelta, memorizzare una macchina era semplicissimo, bastava solo seguirla, dopo nell' ombra si sarebbe consumato un surrogato d'amore, un bisogno fisico da espletare a qualunque costo.
Spesso poteva accadere che più persone potessero prendere parte a quell'incontro, perchè l'essenziale era sentire un corpo che si impossesava di un altro nella lugubre notte.
C'era qualcosa che andava oltre l'erotico, che faceva scuotere il mio corpo come se quel demone oscuro mi chiedesse di uscire e potersi manifestare per ringhiare e sfamarsi come una bestia feroce.
Più lo tenevo a bada e più il mio corpo diventava caldo e tremava, tremava, fino a convincermi che potrevo lasciarmi andare che potrevo permettere a qualcuno di cibarsi di me.
Il rischio è il più inebriante dei profumi e l'ignoto è così affascinante da farti perdere il controllo.
Potevo esorcizzare il mio demone e imprigionalo in un angolo della mia testa.
Sei tu che vivi dentro di me e questo corpo mi appartiene, il libero arbitrio è mio.
Ero li per Ervamate.
Non ero li per giudicare o cercare sesso; ero li per osservare.
Io ero li per soddisfare la mia curiosità, ero li perchè la mia voglia di raccontare voleva spingersi oltre le porte della mia stanza e voleva che i miei occhi potessero dare modo al mio cervello di produrre quelle sostanze chimiche che avrebbero dato luogo a un emozione.
Capivo perchè i giornalisti di tutto il mondo rischiavano la loro incolumità stipandosi nei luoghi più pericolosi di questo pianeta pur di poter raccontare qualcosa .
Era solo per soldi?
Bisognava osservare la vita per capire la vita.
Al mio rientro dal sabba, la fame si faceva sentire e quelle ali di pollo avevano il sapore di casa, di quel luogo sicuro che non bisognava dare per scontato, di quella mamma che si era dovuta subire la bugia che stessi giocando a carte con un' amica.
E mentre la tv mandava in onda il celebre spot con Nicole Kidman che portava su un cesto pieno di roba da mangiare mi era tornato alla mente il lavoro che sarei andato a fare il giorno dopo.
Io sono un ragazzo fortunato, ma quella luce non avrebbe potuto brillare se non fosse stata contrapposta ad un buio infinito.