venerdì, ottobre 19, 2007

Malattie dell'anima


Osservavo l’agenda di una mia amica e notavo che per ogni volta che incontrava il suo ragazzo segnava in corrispondenza del giorno un cuoricino.
La sua sembrava quasi una forma di controllo; una sorta di monitoraggio dei giorni trascorsi insieme.
Mi chiedevo che senso avesse farlo dal momento che c’era un cuoricino per ogni giorno.
Forse sarebbe stato più logico che fossi stato io a fare questa cosa, ma immediatamente mi resi conto che io non avevo nessun cuoricino da disegnare.
Non provai né tristezza, né invidia; ero semplicemente abituato al mio status di alieno.
Per quanto potessi inebriarmi di commenti lusinghieri e situazioni intriganti avevo bisogno pure io di concretezza.
Avevo pure io bisogno di affetto perché quello era l’unico collante naturale che teneva unite le persone nonostante tutto.
La mia anima era diventata incredibilmente esigente ed aveva il diritto di essere ascoltata o sarebbe esplosa dentro di me e si sarebbe diffusa come un cancro distruggendomi dall’interno.
Avanzava nella mia testa l’ipotesi che potessero esistere anche malattie dell’anima che non avevano un riscontro nelle analisi del sangue, ma che allo stesso modo potevano avvelenare i nostri organi e procurarci degli handicap.
Io che per tutta la vita ero sempre stato così forte e sopra le righe stavo vivendo un momento di infinita fragilità e insicurezza.
Era inutile sforzarsi di voler cambiare, avrei lasciato fare tutto alla mia testa e forse ancora una volta e come sempre avrei trovato da solo un uscita.