martedì, settembre 09, 2008

Departures Roma


La prima volta in aereo, la prima volta a Roma , la prima volta che vedo Madonna dal vivo.
Potrebbe cominciare qui la mia conquista del mondo.

Forse.

Si sa, la prima volta non è mai fantastica, forse per nessuna cosa.
Però i miei amici mi rompevano le balle dicendo che tutti hanno paura del primo volo, di quanto possa essere terribile il decollo e l’atterraggio, ma nessuno mi ha detto che cosa non bisogna portarsi in un bagaglio a mano.

Ed ecco la prima sfiga di viaggio;
Eravamo li dalle 6 del mattino per il volo delle 7 e 40 e nonostante questo stavamo per perdere l’aereo!

Come fessi aspettavamo che nei monitor Meridiana apparisse il nostro volo con a fianco il numero di sportello dove effettuare il check-in.

Cazzo, io potevo anche aspettarlo era il primo volo, ero giustificato nella mia inettitudine, ma con me c’erano altre persone che avevano già viaggiato e che con calma facevano colazione e fumavano l’ennesima ed esasperante sigaretta.

Alla fine quando alle 7 e 15 era troppo strano che nei monitor non fosse accora apparso il numero di check-in ho scoperto che il check –in si poteva fare con largo anticipo in tutti gli sportelli Meridiana.

Qui è cominciata una corsa contro il tempo.

Gli aerei che di solito sono sempre in ritardo quella mattina spaccavano il minuto.
Essere in ritardo ed avere tutti i posti spaiati non bastava: siamo stati costretti ad aprire le valige poiché vi erano presenti liquidi superiori ai 100 ml.

Mentre io salutavo la mia crema Clinians, per pelli secche post abbronzatura, la valigia di Zia Dora non ne voleva sapere di aprirsi, neppure se era la sua stessa padrona a digitare la combinazione.

Probabilmente l’incantesimo che proteggeva la valigia era così forte che si sarebbe dissolto solo in albergo.
Momenti di panico, Roma era sempre più lontana, inoltre non potevo certo abbandonare Zia Dora nel check-in.
Non potevo fare questa esperienza senza il suo sofisticatissimo e divertentissimo cinismo.
Non c’era davvero modo di aprirla , non c’era il tempo necessario di provare milioni di combinazioni possibili.

Nel frattempo che si annunciava l’ultima chiamata Zia dora riusciva con l’ausilio di un paio di forbici a scassinare la sua stessa valigia e a consegnare la sua preziosissima e nuovissima soluzione salina per lenti a contatto.

Tre minuti e l’aereo sarebbe andato perduto.

Ero furioso, ero in piedi dalle 4 del mattino per ritrovarmi di lato al corridoio senza vedere un cazzo dal finestrino e con a fianco due persone antipaticissime.

Ogni tanto Zia dora si voltava per vedere se stavo bene; non mi ero bene accorto del decollo, mi sembrava di essere su un pulman, mi rompevo da morire.

Solo quando l’aereo si è abbassato di quota ho capito che non ero in pulman.
Mi scoppiava la testa, avevo l’impressione che il mio cervello sarebbe esploso come un brufolo e mi sarebbe schizzato via dalle orecchie.

Terribile.
Una tortura.

Ancora più torturante, una volta scesi, era sentirsi dire; devi masticare cingomma, devi ingoiare.
Ma va?!
Porca troia non serviva!
Soprattutto volevo essere lasciato in pace, non volevo sentirmi dire cazzate del tipo; secondo me hai un problema ai timpani, vai dall’otorino, magari non è niente ,ma è meglio controllare..

Consolante quando uno sta praticamente per esplodere.

Fortuna che l’aereo non ci mette tanto ad atterrare; alla discesa di ritorno è stato pure peggio ancora adesso che sono passate almeno 11 ore ho ancora il timpano sinistro indolenzito.

Di certo però non avrei più rischiato di arrivare in ritardo; infatti seppure con il disappunto di qualcuno il check-in di ritorno è stato fatto con tre ore di anticipo; ho avuto il mio posto finestrino ed ero vicino a persone amiche.