giovedì, dicembre 14, 2006

Dream Catcher


Dimenticavo il cellulare da ogni parte della casa,
avvolte neppure lo accendevo.
Non c’era ansia, non c’era attesa, non c’era nessuno.
Questo aveva fatto di me un uomo libero.
Ma col tempo questa libertà mi avrebbe inaridito?

Alla fine mi sono fatto convincere così ho preso parte pure io alla feste organizzata da Sky.
Onestamente dopo che esco da lavoro non ne voglio più sentir parlare fino al giorno dopo quando arrivo sorridente in centrale dove centinaia di telefoni gestiscono con l’ausilio di un sistema informatico le richieste più disparate.
Invece la festa andava al di là di tutte le mie aspettative.
L’ingresso era veramente suggestivo; adornato con candelabri a forma di spirale dove tutt’ attorno vi erano della candele.
Una volta parcheggiato delle belle signorine vestite tutte d’oro hanno controllato se io e Porno Carla eravamo nella lista degli invitati, dopo di che siamo stati invitati a liberarci dei giubbotti e a bere qualcosa.
In ogni angolo c’erano camerieri e vassoi e nell’albero di natale le palline erano a forma di televisione e trasmettevano i canali Sky.
In quel momento mi sono pentito di non aver portato la foto-camera per immortalare tutto quello che era stato organizzato.
Dopo essermi dedicato al cibo ed aver bevuto un numero imprecisato di drink analcolici ho cominciato a vagare in quello che era un convento trasformato in disco-pub.
Nella festa era presente un dj famoso, massaggiatori e truccatrici, cubiste senza cubo, ma con vestitini succinti.
Una pista con le macchinine , una sala giochi che faceva molto anni ottanta e uno schermo ultragigante dove era collegato un videogioco di calcio.
Fuori arrostivano gamberi e calamari e uno strano personaggio in costume sardo seduto vicino ad un asino preparava la ricotta.
Questo connubio insolito tra discoteca e ricotta doveva essere un omaggio agli ospiti stranieri che di sicuro non potevano rinunciare al folklore di questo posto.
Tecnologia, pub intimo, folklore e atmosfera natalizia erano ben miscelati.
Io stesso riconoscevo che era molto difficile stupirmi, ma per una volta qualcuno ci era riuscito.
Nel frattempo Porno Carla faceva mentalmente dei conti per capire quale fosse il budget della spesa per la festa.
Ad un certo punto sono stato trascinato dalla mie colleghe più allegre del solito nella pista da ballo e li ho constatato che la discoteca non mi piace più.
Trovo noioso tutto quel dimenarsi stereotipato, come se oramai fossi troppo moderno per farlo.
A me piacerebbe inventare balli improbabili e profondamente stupidi che comprendono movenze caraibiche e creano un pot-pourri di tutte le etnie di questo pianeta.
E’ incredibile; tanto tempo fa avrei fatto un patto col diavolo per andare a ballare al Biggest e ora invece le discoteche sono per me dei ritrovi dove non si può curare la conversazione e dove ci si deve attenere a uno standard di ballo e cosa gravissima in molte discoteche non permettono di usare cuffiette e cappellini anche se sono perfettamente abbinati a quello che indossi.
E questo perché?
Una persona è vestita bene solo se è con la camicia?
Ma per favore...
La musica è cambiata; dove sono finite quelle canzoni che definiscono rozzamente commerciali?
Erano quelle tonalità a fare la differenza, che ritmo c’è nella musica house?
E’ solo musica da sballo, ma solo nel senso chimico.
Restituitemi la dance anni 90!
Non ho nessuna intenzione di sprecare neppure un secondo di queste festività in una discoteca.
Qualcuno pensa che io sia diventato snob, ma non è vero, perché lo sono sempre stato.
Semplicemente quando non mi diverto più smetto di andare in un posto.
Sono quindi scappato dalle mie colleghe impazzite e mi sono rifugiato in una delle carinissime verande dove tra veli orientali e cuscini morbidissimi facevano i massaggi.
La ragazza che mi massaggiava ha detto che non ha mai massaggiato un corpo come il mio, così magro, dichiarando che è molto armonioso.
Anche un manico di scopa è armonioso, certo è tutto dritto…
Benché fosse tutto meraviglioso e bellissimo non vedevo l’ora di tornarmene a casa.
Io li non avevo nulla da fare.
Non puoi andare a una festa senza uno scopo, non puoi andare solo per bere o per ballare, perché quello si può fare benissimo a casa; bevi un succo e balli da solo come un minchione.
Io infatti ci sono andato perché sapevo che alla fine della festa ci avrebbero dato un dono.
La strada mi attrae molto di più.
Tutto quello che mi spaventa attira la mia attenzione trasformandola in una malsana eccitazione e mi avvicino sempre di più al pericolo stabilendo una sottilissima linea di confine con esso.
Ciò che mi piace potrebbe uccidermi, ma attraversare quella linea mi darebbe un piacere totale.
Ci sono cose che non possono essere scritte su un blog perché non hanno una traduzione in parole.
Sono oscuri sentieri mentali e desideri che non è lecito rendere pubblici.
Ho scritto, ho scritto, ma questa volta non sono riuscito a trovare le parole che avrebbero potuto criptare il mio vero pensiero perché io non riesco mai ad essere veramente esplicito in quello che scrivo.
Alla fine della festa una di quelle belle signorine senza cubo mi ha dato un sacchetto d’orato dove all’interno c’era un acchiappa sogni indiano.
Era come quello che Nicole Kidman regala a quel bambino della pubblicità di Sky.
Non smettere mai di sognare.
Era quello il messaggio e benché fosse commerciale era comunque bellissimo.
Nonostante tutto non mi sentivo parte della famiglia Sky, l’anno prossimo di sicuro mi daranno un calcio in culo e non si ricorderanno neppure chi sono.
Non c’è nulla a tempo inderminato.
Questo post è davvero un casino, ma lo pubblicherò comunque.