mercoledì, maggio 09, 2007

Diario segreto 2; la doppia uscita.

Ieri sera avevo la possibilità di fare sesso selvaggio, ma alla fine ho preferito uscire con Alevù.
Se è vero che ogni lasciata è persa è altrettanto vero che avvolte occorre valutare quali sono le cose che rinfrancano davvero lo spirito.
Saranno i capelli biondi, gli occhi verdi con taglio spiovente e quelle labbra perennemente imbronciate, ma all’entrata di ogni locale tutti continuavano a guardare Alevù.
Io oramai sono abituato a questo tipo di sguardi poiché succede la stessa cosa quando esco con Rain.
In questi momenti mi sento assolutamente privo di fascino; essere una donna attraente è come avere un potere insormontabile.
Tra una mangiata e l’altra ho aggiornato Alevù su tutti i miei ultimi armageddon sentimentali.
Per non trascurare nessuno scorrevo la rubrica del cellulare e mi soffermavo a commentare elaborando descrizioni e valutazioni.
Credo che sia meraviglioso avere delle persone con quale poter essere se stessi, raccontare anche le cose più scabrose senza provare nessun imbarazzo.
Per anni sono stato un ascoltatore, adesso ho solo voglia di parlare cosa che fortunamente non mi riesce con tutti.
Rientrato a casa la mia stanza era come sempre illuminata di luce soffusa che riflettendosi sul muro rosso creava una sensuale luce dorata.

Era come un richiamo lontano, era come il mare di notte che ti invita ad entrare fra le sue onde e tu ti lasci ingoiare perché mettere da parte la coscienza è come diventare padroni dell’essere vivi.

Tutta questa atmosfera era concepita da un sogno d’amore.
Non avevo per niente sonno e mentre cercavo sulla guida tv un film da guardare il mio cellulare ha cominciato ad illuminarsi; forse non era troppo tardi per quell’incontro galeotto.
Oramai ero già dentro alla mia stanza, se fossi riuscito avrei di sicuro svegliato i miei genitori.
Erano le 2 di notte e dopo un momento di titubanza ho lasciato ogni pensiero sopra il letto assieme al pigiama che non indosso mai per andare a dormire.
Aprendo leggermente la porta sentivo il respiro di mio padre e con l’ausilio della luce del cellulare ho percorso al buio le lunghe rampe di scale fino alla porta principale.
Girando pianissimo la chiave nella serratura sono uscito fuori in giardino per poi saltare la recinzione.
La mia gatta mi osservava con interesse dal muro della vicina; probabilmente ai suoi occhi apparivo tozzo e sgraziato.
Senza accendere le macchina e togliendo il freno a mano ho fatto scendere la macchina fino ad una stradina dietro casa; li ho acceso e sono fuggito verso la mia destinazione.
La notte era decorata di stelle, il fascio di luce dei lampioni mostrava l’aria umida e fredda e tutto sembrava immobile e congelato.
Chissà chi era il vero me stesso e chissà perché ogni desiderio svaniva dopo un orgasmo.
Quale era la chimica che mi aveva fatto fuggire da casa e quale era quella reazione che induceva un essere umano a diventare così temerario e audace.
Chissà perché quando si fa l’amore si ha bisogno di essere riconfermati.
Al mio rientro il mio cellulare si era animato ancora.
Questa volta era Alevù che mi dava la buona notte e con minuzia di particolari mi descriveva la sua dopo-serata.
Per una volta, dopo un incontro erotico avevo avuto l’impressione di non essere solo e così ancora dentro alla macchina ho risposto al messaggio.
Quella notte non ero l’unico ad essere ancora sveglio.