sabato, giugno 23, 2007

Papà


Stupidamente continuavo a mettere la borsa che uso per andare a lavoro sul sedile posteriore della macchina.
Oramai io e PornoKarla non viaggiavamo più insieme da quasi un mese.
Io avevo cambiato squadra.

Quella mattina mamma era entrata in lacrime nella mia stanza, da li a 5 minuti Perla era morta.
Perla era con noi da quindici anni, mia cugina Sea diceva che era immortale.
Quando l’ ho vista fuori distesa su un lato vicino alla cuccia non ho versato per lei neppure una lacrima.
Freddamente ho aiutato mio papà a metterla dentro un grosso sacco di plastica giallo.
Non avevo lacrime da versare, perché cose più importanti erano andate perdute.
Niente è più brutto della morte di un parente, niente è più terrificante della sofferenza di chi rimane.
Mentre ci addentravamo verso una strada di campagna per seppellire Perla mio papà mi raccontava che era li che il suo cane correva, che tutti quei posti li aveva esplorati e niente come andare a caccia fra quelle terre la rendeva felice.
Papà aveva messo Perla per terra ed aveva cominciato a ricoprirla usando delle grosse pietre.
Mi sembrava stupido da parte sua che continuasse a mettere delle pietre l’una sopra l’altra andando a formare un cumulo.
Il cielo era immobile, un filo di vento caldo rendeva più malinconica quella goffa sepoltura.
In realtà papà continuava a mettere pietre sopra Perla perché non si voleva separare subito da lei.
Quella persona che aveva sempre una soluzione per tutto, che ai miei occhi era sempre stata invincibile perché dotata di una notevole forza fisica e d’animo in quel momento stava soffrendo.
Ricordo di aver visto questa fragilità soltanto in quel triste giorno di Novembre, quando la pioggia, invano, cercava di cancellare ogni cosa.
La testa che avevo, la voglia di scrivere, la capacità di disegnare mi erano state date da mio padre; geneticamente mi aveva fornito la sensibilità necessaria per farlo.
In quel momento mentre guardavo mio padre mettere quelle pietre l’una sull’altra ricordai che un giorno in un giorno di Luglio la mia collega Carla mi disse che lei da qualche anno non aveva più il papà.
Tumore al cervello.
Cominciai a sentire la mia pelle contrarsi; grosse lacrime correvano lungo il mio viso precipitando su quella terra arida dove andava tutto perduto.
Mi chiedevo che cosa avrei fatto senza mio padre e capivo che il dolore che provavo era una conseguenza dell’amore.