mercoledì, settembre 19, 2007

Depression on a dancefloor

Ieri ho trascorso tutta la mattina ad aggiustare le cagate che avevo frettolosamente disegnato quest’estate.
Una sorta di estenuante ritaglia e incolla manuale.
Nei fumetti è sufficiente appiccicare una vignetta sopra l’altra ed ecco che la storia cambia e prende un’altra direzione.
Dopo pranzo ho portato il mio culo fuori in giardino e mentre avvolgevo grissini nella Nutella, i miei pensieri che erano precipitati nello stomaco risalivano fino al cervello trasformandosi in qualcosa di logico.
Chissà quante persone, quella sera in discoteca, avrebbero voluto appiccicare una vignetta sulla loro vita, in modo che questa prendesse un’ altra piega.
Era davvero possibile che un gesto o una parola detta con leggerezza potessero condizionare il corso di una storia?
Tutti me ne avevano parlato come evento dance innovativo e divertente, ma in realtà di nuovo non c’era niente.
Non starò a criticare l’acustica che era molto simile a quella di un carro di carnevale e non starò nemmeno a parlare del tipo di musica, come al solito house; secondo me, inadatta per quello che doveva essere un evento sbarazzino e zuccheroso.
La discoteca non era un luogo dove la gente andava per ballare.
La discoteca era un luogo dove la gente cercava conferme.
Chi ti piace non ti guarda e che ti fa schifo ti viene dietro.
Chi ti aveva mollato per rimettersi col suo ex ti chiedeva di ballare perché non aveva nessuno su cui ripiegare e tu rimanevi li seduto, non perché la dignità è tutto, ma semplicemente perché non te ne fregava più niente.
Ci sono persone che ci dicono cose meravigliose e noi vorremmo sentirle da altri, ma questi altri, nel frattempo, stanno in disparte in attesa di un segnale di qualcun’altro ancora.
Io mi ritrovo sempre dentro a questo cerchio.
Il mio personaggio arriva nella storia sempre al momento sbagliato e si prende le conseguenze di un animo tormentato e indeciso.
Nella vita reale non era possibile cancellare una frase o un azione incollandoci qualcos’altro sopra.
Tutto quello che facevamo e dicevamo rimaneva.
La mia è una personalità sensibile che può soffrire molto per le mancanze altrui; però questa sofferenza non dura mai a lungo.
Non era possibile tornare indietro, ma è sempre possibile fare qualcosa di divertente.
Questa era sicuramente la mia vera personalità.
Ecco perché ieri notte mi sono presentato con Maura Pozzy a casa di Zia Dora con una nuova parrucca stile Cher sconvolgendo il bioritmo di tutti.
Sicuramente quella di ieri notte è stata la partita a Uno più divertente di tutte; Maura è stata costretta a prendere 20 carte poiché raggirata più volte dal sottoscritto.
La più bastarda di tutte però è stata Zia Dora!
Lei ha barato passando carte compromettenti ( i +4) da buttare a me a Maura Pozzy da sotto il tavolo usando le dita dei piedi!
E se questo può sembrare un altro argomento in realtà è solo un altro espediente per fuggire dalla realtà , ricominciare a sognare e mettere fine a questo depression tour.