lunedì, ottobre 22, 2007

il primo gelo

Papà e Lilla erano usciti presto per andare a caccia e mia mamma si apprestava ad accendere il fuoco.
La mia gatta, Monnalisa, pareva essere immune a questo freddo e stava come sempre nella veranda osservandoci da dietro il vetro della porta come se fossimo il suo programma preferito.
Indossavo una vecchia giacca pesante e un pigiama felpato anche se sapevo che questo gelo non sarebbe durato a lungo e che presto avremmo dovuto rimettere i giubbotti dentro l’armadio.
Nonostante fossi rientrato alle 4 e30 del mattino alle 9 e 30 ero già sveglio e osservavo il soffitto bianco della mia stanza.
Il vento che veniva da molto lontano si faceva più forte e con prepotenza cercava di infilarsi sotto le finestre producendo un canto sinistro e sofferto.
Di certo non mi sarei spaventato per così poco, perché neppure il vento poteva scegliere il suo timbro di voce.
In parte ero come quel vento passeggero; i miei pensieri non restavano a lungo concentrati nello stesso posto.
Non ero stato fatto per soffrire per troppo tempo sulle stesse cose.
Non avrei cercato di infilarmi sotto quella finestra a tutti i costi, avrei cercato vie alternative.
Avrei cercato di apprezzare le piccole cose perché questo avrebbe reso grande il mio mondo.