venerdì, maggio 16, 2008

La mantide religiosa in bagno


Quella mattina mi svegliai con la proposta di Alevù di andare a vivere con lei e sua sorella in una nuova casa a Sanluri che sarebbe stata tutta per noi.
Benché l’idea fosse davvero allettante e divertente razionalmente era inutile pagare un affitto per spostarsi da una via all’altra di Sanluri.
Inoltre avevo la certezza matematica che quella casa sarebbe divenuta un centro accoglienza per cuori solitari e problemi mentali vari.
Dal momento che quasi tutte le conoscenze di Alevù amavano importunarla ad ogni ora del giorno intrattenendola con novelle d’amore e colpi di scena dell’ultimo minuto, sapevo quale sorte mi sarebbe toccata.
Io che da un po’ di tempo avevo la stessa empatia di una mantide religiosa che dopo il sesso taglia la testa al compagno, non avrei di certo sopportato un via vai di esauriti nella abitazione che doveva fungere da oasi sicura dall’ oppressione genitoriale.

La nostra “casetta” era ancora li da qualche parte a Cagliari; solo in quel caso avrei cominciato una nuova vita fatta di rosticceria e locali notturni.

Quella mattina ero troppo agitato per riuscire a restare chino sui disegni così preso uno staccio, il Vetril e una bacchetta magica ho cominciato a pulire la cucina, la mia camera e bagni.
Quando sono arrivato nel mio bagno personale non ho potuto fare a meno di notare che oramai era divenuto una bancarella di cianfrusaglie accumulate negli anni.

Mia mamma aveva l’abitudine di accumulare oggetti inutili e di collocarli nei posti più disparati trasformando la casa in una sorta di museo che rendeva gli ambienti inutilizzabili.

Il salotto da noi non si usa.
I divani sono rosa e potremmo sporcarli, quindi non ci sediamo mai.

La C3 di mia mamma non si usa.
Quella macchina è adibita solo alla spesa mattutina.
Dopo la spesa la C3 tornerà dentro al garage, se poi serve nuovamente verrà tirata fuori.
Se piove mia mamma prenderà la mia, perché C3, oramai divenuta una persona , non abituata alla pioggia.

La cameretta a fianco alla mia non si usa.
Nuovissima, gialla, luminosissima, una splendida vista sulla campagna.
Il materasso posto sotto un grazioso copriletto turchese è ancora imballato con la plastica!

Il bagno della zona notte non si usa.
Se qualcuno occupa quello della zona giorno deve aspettare che si liberi oppure utilizzare quello dello scantinato.

Era ora di porre fine a questo trend e debellare uno dei musei che abbiamo in casa.

Così armato di bazooka e un capiente scatolone ho provveduto a trasformare il bagno museo in un bagno e basta.
Purtroppo di salvabile c’era ben poco; tra i regali di cattivo gusto, i bagnoschiuma pietrificati e i profumi evaporati nel corso degli anni ho dovuto ricomprare tutti gli accessori necessari per svolgere le normali funzioni di bagno.

Ovviamente mia mamma si è ribellata definendo il bagno vuoto e triste, ma tanto oramai era troppo tardi; i suoi orripilanti cimeli erano già stati differenziati e scaraventati negli appositi contenitori di riciclaggio rispettando accuratamente tutte le norme ecologiche.

Dopo 17 lunghissimi anni il bagno era rinato; era pronto ad essere usato e mostrasi nella sua sobrietà di luogo elegante e confortevole dove ci si poteva fare addirittura un bidet!

In quel momento sulla soglia della porta del mio nuovo bagno pensavo che sentivo quella casa dove ero vissuto fino a quel momento era sempre meno mia , forse era per quello che avevo cercato di ritagliarmi un nuovo spazio.
In quel momento la proposta di Alevù non mi sembrava così strampalata.
Non potevo comunque disegnare su un foglio di carta che non mi apparteneva.
Quello che creavo era una mia estensione e doveva essere strettamente mio; per questo motivo pagare un affitto mi sembrava una scorciatoia inutile, tanto valeva aspettare e poi adesso potevo usare pure il bagno.