mercoledì, novembre 11, 2009

Fuga da Halloween


Quella era una serata mite e tranquilla che volgeva al termine, man mano che le vie principali di Cagliari si svuotavano dai vicoletti uscivano fuori timide streghe che con sguardo basso e passo veloce si dirigevano verso locali a tema celtico.

Alevù era interessata a tutt’altro tipo di vestiario, infatti in ogni vetrina, senza saltarne neppure una, trovava esattamente proprio quello che stava cercando.

Una parte di me era in subbuglio, sapeva perfettamente che se avessi voluto festeggiare Halloween ci avrebbe messo un istante a trasformare una notte qualunque in notte delle streghe.

L’altra parte, quella che aveva una fetta di determinazione più grande, non aveva nessuna voglia di trasformazione , ma preferiva assopirsi davanti ad una tazza di camomilla e guardare negli occhi quella splendida zucca di porcellana nera con l’interno fuxia che stava al centro del tavolo della mia cucina.

Halloween, Natale, Pasqua, il giorno del mio compleanno, quello della Befana; la mia ostentata ricerca della magia mi aveva reso stanco.

Una parte di me però sapeva che se non avessi festeggiato Halloween, Halloween sarebbe venuto da me.

Al ritorno da Cagliari era mezzanotte quando due candele illuminarono gli occhi della mia zucca di porcellana nera.

Una candela era un mio desiderio e l’altra quello di Alevù.

Il freddo cominciava ad arrampicarsi dai piedi alle caviglie e visto che il caminetto era sprovvisto di legna era il momento giusto per ritornare al caldo focolare domestico.

Tornato a casa , quella puttana di Lilla, doghouse, sentendo solo il rumore della chiave sul tamburo della serratura ha cominciato a produrre una serie ululati melodrammatici, improvvisando un concerto alla Maria Callas in versione canina.

Tali lamenti erano dovuti al fatto che Lilla sapeva benissimo che orami il sabato si era tramutato in domenica e quello nella sua testa, era il momento giusto per andare in campagna, in quanto giorno di caccia.

Nonostante abbia, come sempre, percorso venti scalini al buio, il soprano canino aveva ormai svegliato mio padre che ovviamente ha cominciato a prendersela con me.

Probabilmente perché era la notte di Halloween, o semplicemente perché a nessuno piace essere svegliato da un cane rompipalle, mio padre ha assunto la modalità orco lanciandomi ogni tipo di maleficio in un sofisticatissimo mix di parolacce e inutili insulti senza senso.

Ecco Halloween era appena cominciato….

Inutile dire che è stato un botta e risposta intrascrivibile ; non centravo niente era quel cazzo di cane ansioso che lo aveva svegliato in ogni caso la versione padre padrone, rendeva me, figlio stronzo.

A pochi giorni dai miei 29 anni non avevo nessuna voglia di tollerare un simile atteggiamento.

Così ricordando che a WizARD Spell House c’era una branda sgangherata che era servita a fare il cambio di residenza, ho afferrato a due mani tutte le coperte del mio letto, lanciandole, assieme a pigiama, bottini medioevali, stufetta alogena, biscotti e una bustina di tè, nel sedile posteriore della macchina.

Prima, seconda, terza, ciaoooooo.

Era così, avevo sempre detto che mi sarebbe piaciuto inaugurare la mia casa per Halloween; ecco la richiesta era stata ascoltata.

Le candele bruciavano ancora dentro alla zucca di porcellana nera; in quel momento io allestivo la mia cameretta improvvisata.

Mi rendevo conto che il mio senso di educazione era senza limiti; infatti pur essendo a casa mia , con il condominio vuoto, facevo tutto con cautela per non fare rumore.

Improvvisamente, qualcosa, visto con la coda dell’occhio mi faceva sobbalzare all’ improvviso.

Dietro di me la zucca nera mi guardava, sembrava quasi avesse mosso la bocca.

Nel silenzio della notte, complice il sibilo del vento che entrava nella canna fumaria sembrava quasi volesse parlarmi.

Che fai? Sei a casa tua ora, puoi fare tutto quello che vuoi!

E’ vero!!!!!!!!!!


Era in quel momento che lanciavo tutto per aria solo per ascoltare il rumore fastidioso che produceva l’eco prodotto dalle stanze semivuote.

Potevo accendere tutte le luci, sbattere le porte, andare in bagno e sentire il rumore della pipì al centro del water, aprire il rubinetto e giocare con l’acqua nel lavandino!
Potevo improvvisare uno spuntino notturno, ascoltare Lady Gaga a palla e fare la ruota in cucina!

Meraviglioso senso di libertà!
Ecco perché la gente sceglieva di farsi spennare dalle banche!

Purtroppo la brandina seppur calda e ultra soffice non era per niente comoda, e quindi per tutta la notte continuavo a svegliarmi.

Ma oramai fiero della mia indipendenza sceglievo di non tornare a casa per tutto il giorno dopo.

Così mia madre si sarebbe preoccupata e avrebbe fatto un cazzettone a mio padre e io avrei ottenuto la mia vendetta.
Nella mia mente ero gia al SuperPan con Alevù a comprare surimi alla rosticceria e a raccontare tutto quello che mi era accaduto dopo il nostro Camoparty di mezzanotte.

Il giorno dopo, invece, a colazione, nel mio tavolo e nelle mie sedie Ice di Calligaris, la mia determinazione svaniva come il tè alla rosa dalla mia tazza.

Infatti, anche se avevo acceso il gas e la caldaia, non c’era verso di far funzionare l’ acqua calda e quindi con indosso ancora il mio pigiama e i miei bottini medioevali me ne tornavo a casa dei miei con la stufetta in mano.

Oltre al pigiama e ai bottini medioevali indossavo una cuffia orribile con i pelucchi e l’immancabile borsa Guess.
In quel momento se i miei vicini di casa mi avessero visto uscire così mi avrebbero associato con pregiudizio al ritratto della ragazza pringia e drogada (incinta e drogata).